Medea, la tragedia di cui Alberto Borgogno offre una nuova versione, è unanimemente considerata dai moderni il capolavoro di Euripide. Andò in scena negli agoni drammatici ateniesi del 431 a.C. ed ottenne il terzo (e ultimo) premio, dopo le opere di Euforione e di Sofocle: gli spettatori non l’apprezzarono, spiazzati dalla complessità e dall’estrema determinazione del personaggio di Medea.
Dopo aver aiutato gli eroi greci nella conquista del vello d’oro, Medea è giunta in Grecia con Giasone e coi figli nati dalla loro unione, ma Giasone vuole abbandonarla, allettato dal matrimonio con la figlia del re di Corinto. Per questo Medea architetta il suo terribile piano: invia in dono alla rivale una veste preziosa, intrisa di veleno, che fa perire tra atroci spasimi la giovane principessa e suo padre Creonte, inutilmente accorso per strappargliela di dosso. Quando poi Giasone si precipita da Medea, essa ha ormai ucciso di propria mano i figli, per stroncarlo con la vendetta più feroce; e con i cadaveri dei figli si alza in volo, sul carro del Sole suo progenitore.
Molteplici significati si sprigionano da questa straordinaria opera drammatica: l’azione sanguinaria in cui si risolve la passione di Medea è indubbiamente un tentativo, per quanto parossistico, di affermazione della dignità della donna, del tutto conculcata nell’Atene del V secolo a.C.; è polemica contro la falsa giustizia, del tipo di quella che sta alla base delle argomentazioni retoriche di Giasone; è accusa contro l’isolamento dell’intellettuale che ha il coraggio di sottoporre a critica le vecchie istituzioni; ed è soprattutto rivendicazione, da parte di una donna, della libertà di scelta nel bene e nel male.
Alberto Borgogno, docente di Letteratura Greca nell’Università di Siena e studioso della civiltà greco-romana, collabora alle principali riviste di filologia classica, italiane e straniere. Ha tradotto Le Argonautiche di Apollonio Rodio per la Mondadori e i Romanzi Greci per la Utet; da decenni pubblica saggi sui poeti ellenistici e cura il testo dei papiri di Menandro restituiti dalle sabbie dell’Egitto. Propone una traduzione nuova, di piacevole lettura e a un tempo precisa e fedelissima all’originale, della Medea di Euripide, la tragedia che unanimemente è stata considerata nei secoli opera somma, indiscusso capolavoro.

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