A differenza di altre forme d’interazione verbale, il dialogo ha sempre ad oggetto l’esistenza. Non ha altri oggetti. Il dialogo è comunicazione esistenziale, di un’esistenza a un’altra esistenza. Un dialogo autentico è una rottura con gli schemi e i luoghi comuni della conversazione abituale e della chiacchiera. Ogni dialogo autentico si orienta sui vissuti esperiti, sulle domande più urgenti: come devo condurre la mia vita? come vorrei che fossero i rapporti fra gli uomini? che cos’è l’amore? come si trova la felicità? Poche cose, in fondo, e le stesse per tutti.
Nel dialogo ciascuno è responsabile in primo luogo di esserci per l’altro, di ascoltarlo. L’altro vuole sapere come deve vivere, e lo cerca nel dialogo. Non perché si aspetti una risposta. Ciò di cui ha bisogno è il dialogo. Nel dialogo la risposta la troverà da sé. Ma intanto si è data una risposta preliminare e fondamentale: c’è qualcuno che dialoga con me, c’è qualcuno che mi ascolta. Dunque: c’è qualcuno. Il dialogo è accoglimento dell’essere umano nell’esistenza.
Il dialogo è l’avvio di un viaggio nel profondo, di un’esplorazione interiore, di una liberazione dell’anima dalla prigione di solitudine a cui è condannata dalla banalità dei rapporti convenzionali, un darsi e un aprirsi reciproco, un credito di fiducia.
Quali sono i caratteri che qualificano il dialogo e lo distinguono rispetto ad altre forme d’interazione verbale? Possiamo permetterci in quest’età, che rimesta ogni punto di riferimento, di smarrire anche il significato autentico di quella che è la forma fondamentale che gli uomini hanno di stare insieme?
È partendo da queste domande che l’autore pone a confronto in questo volumetto la propria esperienza con alcune risposte uscite dall’ambito accademico, per tentare di far emergere i caratteri distintivi del dialogo.
Autore
Alberto Meschiari è stato per trentacinque anni ricercatore di Filosofia presso la Scuola Normale Superiore di Pisa. Si è occupato di Storia della filosofia, di Filosofia del linguaggio, di Filosofia morale, di Storia della scienza e di narrativa, pubblicando oltre trenta volumi. Dal 2003 elabora una propria etica del reincanto.
L’etica del reincanto ha ad oggetto il processo della individualizzazione: quel processo che conduce a fare di se stessi una individualità distinta, fondata sulla capacità di discernere e di scegliere, di progettare e di orientare la propria vita, contro la “cultura” della mercificazione, perché è questa a costituire oggi il disincanto: un’idea del mondo dove tutto ha un prezzo e niente ha un valore.
Fra le sue pubblicazioni: Riprendersi la vita. Per un’etica del reincanto (2010), Sul dialogo (20142), Il libriccino del silenzio (2012), Filosofia del camminare (2014), Lettera ai giovani sull’amore (2014).

AD ARIEL. CON UN RAMO DI GINEPRO 

