L’istituzione della “Cittadinanza Onoraria” di Firenze prese avvio nel 1848, quando la Civica Comunità Fiorentina ritenne doveroso schierarsi in appoggio ai confratelli dell’insurrezione di Milano. Gli ideali risorgimentali e dell’unificazione condizionarono gli anni della seconda metà dell’Ottocento, anche in relazione all’attribuzione delle onorificenze cittadine.
In mancanza di uno specifico regolamento, per conferire la Cittadinanza Onoraria le autorità preposte si basarono dapprima sul realismo del buon senso, dando questo riconoscimento ai benefattori di Firenze. La prima cittadinanza “ideologica” fu quella concessa a Benito Mussolini nel 1923, agli albori del fascismo, senza che questi avesse avuto un qualche rapporto con la città.
Dopo il periodo contraddistinto dalla figura di Giorgio La Pira, la Cittadinanza Onoraria divenne un’onorificenza da assegnare non solo a chi avesse operato per il bene di Firenze o a chi si fosse distinto nella salvaguardia dei grandi valori universali, come la riconciliazione dei popoli e la pace, ma anche e soprattutto a chi fosse politicamente vicino o “simpatico” alle amministrazioni comunali.
Con il regolamento del 2009 si è giunti a un ulteriore allargamento delle maglie per la selezione dei possibili beneficiari: in tal modo, secondo l’Autore, si sono persi i valori fondanti dell’istituto della Cittadinanza Onoraria, svilendola nel suo significato originario di riconoscimento per il bene profuso nei confronti della città e dei suoi abitanti in termini materiali e morali.
Proprio questi aspetti, oltre alle specifiche informazioni e contestualizzazioni storiche, vengono messi in evidenza nei “commenti” che lo stesso Autore propone in calce a ogni comunicato ufficiale di conferimento dell’onorificenza. Attraverso questa puntuale ricostruzione emerge, nel suo complesso sviluppo, anche un vivido spaccato della storia e della cronaca moderna di Firenze.
Oggi, purtroppo, appare inevitabile riscontrare come la Cittadinanza Onoraria venga spesso conferita o negata per simpatie politico-ideologiche e personali, per acquisire voti elettorali, per conformarsi al mainstream imperante – da lì il titolo di questo gustoso volume: “Il declino di un’onorificenza”.
Scorrendo l’Albo dei Cittadini Onorari di Firenze si riscontra come sia cambiata la città stessa nel corso dei secoli, sotto l’incalzare di eventi traumatici ed epocali come l’Unità d’Italia, il “risanamento” del centro storico per Firenze Capitale, la seconda guerra mondiale e l’alluvione – fino a giungere ai giorni attuali. Buona parte dei cittadini onorari di Firenze (circa 120 personalità, tra assegnazioni singole e multiple) sono stranieri, perlopiù di chiara fama internazionale; ma proprio la notorietà, specie nella sua odierna accezione più banalizzante, sembra essere diventata un elemento decisivo per la valutazione della persona e del suo operato nel contesto sociale.
L’AUTORE
Paolo Paoletti
Insegnante di Lingue e Letterature straniere moderne nelle scuole medie superiori, Paolo Paoletti (pubblicista dal 1988) ha iniziato a fare ricerca negli archivi, soprattutto stranieri, dal 1984.
Dopo la scoperta, nel febbraio 1994, dei fascicoli inglesi e americani sulle stragi nazi-fasciste, che spinse il Procuratore Militare di Roma, Antonino Intelisano, a cercare e trovare il cosiddetto “armadio della vergogna”, si è interessato soprattutto ai crimini di guerra nazi-fascisti pubblicando 23 saggi (molti dei quali dedicati alla Firenze del periodo bellico).
Fin dal suo primo libro “Firenze. Guerra & Alluvione”, scritto nel 1985 con Mario Carniani, ha sistematicamente messo a confronto le testimonianze dei protagonisti delle vicende storiche narrate con i documenti d’archivio.
Per i tipi di Edizioni Tassinari ha pubblicato i volumi Quale Liberazione?, Beate menzogne (e venerabili segreti), Una Guernica italiana e Colomba mortale.