Potere e magia del movimento
Fantasia o realtà?
Transumanesimo bio-genetico e controllo delle masse come pura invenzione narrativa o come reale prospettiva futura?
Va detto innanzitutto che la narrativa ha un vantaggio in più rispetto alla saggistica: la libertà che si può dispiegare nelle modalità espressive e nei contenuti che intende veicolare. Libertà che significa non avere costrizioni dettate dalla necessità di fornire prove, di elencare documenti a supporto di quanto viene affermato, di certificare quanto narrato.
Questo le conferisce la facoltà di rappresentare una realtà possibile: una realtà che l’autore – e, in fondo, noi con lui – non vede così fantasiosa e impossibile; una realtà che, anzi, tende a presentarsi, sia pure nella finzione creativa, come uno dei possibili sviluppi di una situazione che, a ben osservare, abbiamo quotidianamente sotto gli occhi anche se, per ora, apparentemente solo in embrione.
Ma un seme ben nutrito e curato si sviluppa rapidamente.
Leggere di un possibile controllo dello sviluppo cellulare al fine di allungare la vita umana e conferirle una sorta di illusoria eternità, fa venire in mente quanto scrive lo storico e docente israeliano Yuval Noah Harari sui futuri sviluppi della medicina: un obiettivo che diventerà via via più importante e che, originariamente elitario, verrà, più o meno rapidamente, “democratizzato”.
Leggere dei “crediti” che vengono assegnati ai singoli per garantire loro l’accesso a trattamenti speciali, rimanda la mente a quelle sperimentazioni che sono già in atto in diverse nazioni, al fine di verificare la disponibilità del gregge umano di ricevere un salario che garantisca il soddisfacimento delle fondamentali esigenze quotidiane, senza dovere lavorare ma con un costo da pagare: la contemporanea rinuncia ad alcuni fondamentali diritti.
In sostanza: sicurezza e vita più lunga in cambio di sottomissione e disponibilità ad essere sottoposti a un controllo anche invasivo della vita privata. Ma, nella realtà e nella finzione narrativa, non tutti sono disponibili ad accettare questo baratto: una parte resiste e cerca di contrastare quel mondo fatto di intelligenza artificiale e Webcrazia. Un mondo che registra nuove forme di schiavitù e costruisce scale gerarchiche in cui si vedono, parafrasando lo stesso autore, ricchi che cercano di dare un senso alla propria esistenza e poi si suicidano perché non sanno come utilizzare il tempo, e poveri che lottano per la sopravvivenza…
Non anticipiamo altro per non privare il lettore del piacere della scoperta di un testo che si sviluppa in una successione di vicende i cui semi e i cui segnali sono già chiaramente presenti nella nostra quotidianità.
Questo legame concreto tra realtà e apparente fantasia, tra presente e possibile futuro, affascina e intriga perché entra nel mondo delle nostre emozioni, quelle profonde, quelle che, talvolta, pre-vedono o, per meglio dire, pre-sentono ciò che la mente non ha ancora ipotizzato ma che, in un qualche modo, viene avvertito come una sorta di destino inevitabile.
Come sempre, la fantascienza, quando è intelligentemente elaborata ed espressa in una qualche forma di comunicazione artistica (letteraria o visiva, libro o film che sia), altro non è che pre-scienza, cioè conoscenza e diffusione anticipata di quanto avverrà in un futuro più o meno prossimo e al quale è quindi bene prepararsi, per tentare di prevenirlo o, nell’impossibilità di bloccarne l’arrivo qualora non ci piaccia, per attrezzarsi a resistere e sopravvivere.
Nel romanzo, l’anno 2062 è quello in cui gli esseri umani, grazie alla terapia Olam, possono/potranno cronoregolare la loro età biologica a dispetto della loro reale età anagrafica.
Sapendo che in ebraico il termine Olam indica un tempo di cui non si conosce la durata, quel 2062 – anno ipotizzato dalla creatività dell’autore per il raggiungimento del concreto obiettivo medico-biologico – non è così lontano come potrebbe apparire: la realtà che i protagonisti del romanzo si trovano a vivere, e contro cui devono pure combattere, è forse molto più incombente sulle nostre vite di quanto non si possa pensare.
Il fascino di questo lavoro risiede anche in tale aspetto, perché ci riguarda e coinvolge nell’intimo delle nostre vite presenti e future.
di Mauro Biglino