I “Quaderni Henry Dunant” sono una collana di articoli, atti congressuali, testi di piccole o grandi dimensioni, ideata da me ed ispirata dai circa 130 quaderni manoscritti delle memorie del grande Enrico.
Dovrebbero essere un approfondimento ed un potente mezzo di diffusione della storia della Croce Rossa, riproponendo anche testi del passato in italiano o in lingua originale, manoscritti inediti, iconografie storiche, atti di convegni sul tema della storia della Croce Rossa.
Possono tuttavia ben collocarsi all’interno della collana anche soggetti correlati alla storia della Croce Rossa: storia delle grandi calamità, storia militare e della sanità militare, storia della medicina, storia degli ordini ospitalieri e biografie di grandi personaggi.
Prof. Paolo Vanni,
già Referente nazionale alla storia di Croce Rossa,
già Emerito dell’Università di Firenze
PREFAZIONE
Sono davvero riconoscente per l’onore che mi hanno fatto i colleghi Gaetana Rigo e Giuseppe Armocida, veri amici, pubblicando nella mia, troppo ignorata, collana, Quaderni di Henry Dunant, questa “perla”: un diario inedito di Sita Meyer Campeiro, che hanno bravamente trovato durante le loro inesauribili ricerche. E sono d’altra parte molto orgoglioso di presentare al mondo di Croce Rossa la vita privata, intima, profonda della Camperio, grande donna di Croce Rossa, ma non solo. Spero che il diario abbia un’ampia diffusione, non solo tra i crocerossini, perché nel suo racconto esso muove sentimenti belli e profondi propri a tutti gli esseri umani. La sua bellezza è appunto questa, esso è scritto per il privato, per la sua famiglia, le sue persone care, soprattutto i nipoti, per tutti quelli che verranno dopo di lei e ai quali è bene lasciare un’eredità di fatti, il racconto di dolori e gioie propri dei Camperio e in particolare suoi, di Sita. Il lettore intelligente capirà che Sita volendo scrivere qualcosa di riservato e strettamente personale ci lascia invece un documento bellissimo su realtà che ci rivelano il suo animo e ce la descrivono interamente con dovizia di particolari, dandoci così anche uno spaccato storico della prima metà del ‘900 davvero affascinante. Esso è quindi un diario-testamento come, per esempio, anche io sto meditando di lasciare “ai giovani” della mia famiglia. In questo “contemporaneo” non molto attento agli ideali da tramandare documenti come quelli narrati da Sita costituiscono un esempio e presentano valori per i quali è bello vivere e lottare. In ciò questo diario è profondamente diverso dall’altro, sempre scritto da lei, Luci ed Ombre di eroi, tutto centrato sul periodo della grande guerra. Quel periodo di storia della Croce Rossa qui è quasi escluso, tuttavia traspare e permane nella vita di Sita ancora tanta Croce rossa con gioie ed amarezze. Invidie, meschinerie, cattiverie gratuite, riconoscimenti ufficiali, apprezzamenti privati (bellissimo quello di Elena di Francia) rendono la vita di Sita avvincente e densa di insegnamenti. Comunque la vittoria del 4 novembre la trova al suo posto di crocerossina dove contrae la spagnola rischiando la vita. Si salva, viene decorata e riceverà per la medaglia di bronzo 100 lire all’anno. Altra amarezza il constatare che le infermiere volontarie, le crocerossine, saranno sempre considerate “soldati” di serie B. Un altro aspetto, non rilevabile dall’altro diario, è che Sita fu un’artista, di animo e di fatto, tanto da farle dire che probabilmente se non avesse scelto l’attività benefica (la Croce Rossa) avrebbe potuto essere un’ottima concertista. Ed è un peccato, perché avremmo potuto avere un Albert Schweitzer donna. Il violino fu sempre il consolatore della sua vita quando la Croce Rossa, l’impedimento alla maternità o altri dolori profondi l’afflissero. Riguardo alla Croce Rossa è incontrovertibile che l’idea e la prima realizzazione di un insegnamento per la formazione di infermiere volontarie fu sua e la data del 4 dicembre 1908, seconda a quella di Roma al “Celio” del 9 dicembre 1908, data ufficiale per la nascita delle infermiere di Croce Rossa perché benedetta dalla presenza della regina Elena, appare forzata. Si pensa che la prima scuola per infermiere italiane di via Gustavo Modena 2 a Milano funzionasse già dall’anno accademico 1906-07. Seguirono le amare dimissioni dalla Croce Rossa, una specie di “guerra di religione”, ed altre amarezze, ma Sita tornò presto alla sua amata Croce rossa ed ad altre opere di bene, come fece anche durante la II guerra mondiale. Un altro aspetto bellissimo è la sua vita sentimentale, profondamente legata al marito, Alberto Meyer “bello, gentlemen e sportivo”, rimase schiacciata dalla sua perdita prematura (il suo animo gentile del resto subì le medesime sofferenze in seguito alla morte degli amatissimi genitori, del fratello ed anche di veri amici dell’anima come la marchesa Carina Serra). Ormai in età matura (doveva essere ancora bella) tuttavia si incontra con un misterioso innamorato segreto che poi, anch’egli ammalato grave, le si rivela improvvisamente (anche se io penso che Sita l’avesse capito da tempo). “Quale sorpresa quando, scendendo dalla nave, mi vidi venire incontro Fred Barfold con un mazzo di rose rosse!! Egli mi aiutava e conduceva in auto a Nizza ove lo presentavo ai miei cugini che lo invitarono a colazione nella loro villa. Fu così che, con le lagrime agli occhi, mi infilava un anello di sua madre nell’anulare dicendo: “Questo è il matrimonio spirituale” mentre io gli donavo l’anello con scritto “Moi” cancellato da brillantini, che significa morte all’egoismo. E con questo ho detto tutto. Poesia, sentimento, rinunzia ma anche profondità di pensiero ed elevazione dell’anima”. Quale stupenda conclusione per una vita al tramonto! Infine con grande naturalezza Sita racconta tutti i suoi incontri con grandi personaggi, lo racconta ai suoi ragazzi, ma noi assaporiamo in ciò tutto il fascino della sua vita. Ella ebbe il privilegio di conoscere e frequentare grandi menti da Guglielmo Marconi al poeta Rabindranath Tagore, grandi artisti come Kozian e Thibeau, celebri violinisti, Casals, grande violoncellista, Cortot, grande pianista, Vetehay, grande violinista, Ernesto Consolo, altro grande pianista, con il quale ella suonò un passo molto difficile, la sonata di Cesar Frank; ottenne un vero successo e, “forse il mio magnifico abito scollato di pizzo yeserum ebbe la sua parte”: si congratularono con lei Arrigo Boito, Marco Praga, ecc., ecc. Per mezzo di Consolo poi conobbe al Metropolitan Toscanini, Puccini e Caruso! Sita conobbe personalmente, grazie alla fama del suo caro “babbino”,il duca degli Abruzzi, grande esploratore, e tutta una serie di altri esploratori e colonizzatori tra cui il celebre Henry Stanley. Fu anche presentata al presidente degli Stati Uniti William H. Taft, già presidente della Croce Rossa americana. Come fiorentino debbo poi ricordare che sulla nave Menfi (guerra di Libia 1911-12) la Camperio ebbe come colleghe infermiere alcune mie concittadine illustri: Tinna Corsini, Nerina Gigliucci, Nina de Bellegarde, Giuseppina Berti ed Elsa Dall’Oglio. Eppure tutto ciò scorre in un susseguirsi avvincente, ma privo di ogni retorica, è il trascorrere ordinario di una vita; ma che vita! Brava Sita e speriamo che dalle tue pagine qualche giovane di Croce Rossa e non, tragga spunto per impegnarsi a fondo, qualsiasi sia il modo, per onorare il verso di Dante: Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir vertute e canoscenza. Un bravo anche agli amici Gaetana e Giuseppe.
Paolo Vanni,
già Prof.Emerito di Chimica medica
già Referente nazionale per la storia della Croce Rossa
Medaglia d’argento al merito della C.R.I.