Nato a Genova nel 1932 da genitori di origine busallina e vissuto a Genova sino all’età di 26 anni, ho avuto come lingua materna il genovese nella versione provinciale di Busalla. Solo al momento della prima scuola elementare, l’italiano sino ad allora da me compreso ma poco o punto praticato è diventato la mia lingua di studio.
A quell’epoca la lingua comunemente usata dalle persone era quella regionale, restando l’italiano come lingua letteraria, o usata per la comunicazione fra gente di regioni diverse. Tale situazione si è andata via via modificando a partire dalla metà del secolo scorso per opera della radio e in particolare della televisione con il progressivo disuso, a favore dell’italiano, delle lingue regionali, parlate al giorno d’oggi prevalentemente in paesi e borghi lontani dalle città in particolare da parte degli anziani del luogo; processo analogo e parallelo a quello occorso alle tradizioni popolari (proverbi, novelle, racconti, canti), patrimonio delle classi meno colte, specie di area contadina, caduto esso pure via via in disuso ad opera dei nuovi modi di intrattenimento (giornali e riviste, radio, cinema, televisione).
Le vicende della vita mi hanno portato, dopo la laurea in medicina e chirurgia e i primi 5 anni di attività lavorativa come chirurgo ortopedico prima a Genova e poi nella Riviera di ponente, a trasferirmi in Toscana a Firenze dove, proseguendo la mia attività, mi sono sposato e dove tuttora risiedo, essendo ormai in pensione da una ventina d’anni. In Toscana non avevo, ovviamente, occasioni di esercitare la mia lingua madre e solo negli incontri con i miei genitori a Genova o con amici e parenti a Busalla potevo ritrovarmi a parlare genovese.
Tuttavia verso la metà degli anni Ottanta iniziai a interessarmi del genovese dal punto di vista letterario facendomi pian piano, durante le mie visite a Genova, una raccolta delle opere di poesia, prosa, teatro dei principali autori in lingua genovese, a partire dal Cinquecento ad oggi, procurandomi altresì vocabolari, grammatiche (Carlo Costa, Fiorenzo Toso) e volumi di storia letteraria e linguistica. Non solo ma, venuto a conoscenza dell’esistenza de “A Compagna”, associazione nota per la sua opera di difesa e propaganda della lingua e tradizioni di Genova, mi sono iscritto ad essa. Fu così che, impratichitomi della grafia del genovese ho iniziato a scrivere qualche poesia nella mia lingua materna, accanto a quelle che sin da giovane avevo scritto in italiano, nonché a tradurre in genovese qualche nota poesia di autori italiani dell’Ottocento e Novecento. Da lì mi venne l’idea di cimentarmi anche con la Divina Commedia e iniziai così la traduzione del primo canto dell’Inferno in terzine dantesche. Dopo quello ho via via proseguito la traduzione della prima Cantica e pian piano completato con il Purgatorio e il Paradiso l’intera traduzione.
Sono occorsi parecchi anni perché si è trattato di un lavoro discontinuo, ma sono infine riuscito a completare l’opera.