Nella mia necessariamente breve e compressa carriera di scrittore mi sono spesso occupato di personaggi straordinari, nella storia e nell’arte, a volte sconosciuti e comunque sotto un profilo molto diverso da quello impresso nella fantasia popolare. Però, all’estremo opposto, sono stato anche attratto da figure molto più modeste, prese tra la gente comune, perché è lì che pulsa l’umanità che ha percorso i millenni, coi suoi piccoli desideri e le sue grandi lotte quotidiane. Una fiumana di sogni e dolori che sfocia in un oceano inerte che li macera e ne dissolve per sempre la memoria. Eppure è in quelle vite mediamente uguali in apparenza, ma assolutamente distinte, che si identifica la natura umana, è quella la ricchezza inenarrabile della storia. Inenarrabile perché proprio è impossibile raccontarla, impossibile perfino immaginarla dal nostro piccolo recinto temporale. Talmente impossibile che finiamo per concludere che in fondo non ci importa un bel niente di quest’orda sconfinata di persone insignificanti, senza magari considerare che in quella fiumana siamo immersi pure noi e ne condividiamo l’umile destino. Umile? Perché non ci ricorderanno? Fermiamoci un po’ su queste domande. Sta nella memoria dei posteri l’importanza della nostra vita? Quella è riservata a una manciata di persone, ma ciascuna dei tantissimi miliardi di vite che nessuno mai ricorderà ha la grande importanza di essere esistita, con le sue gioie, le sue speranze, i suoi amori, le sue paure, le sue sofferenze che sono state simili e al contempo uniche agli albori della storia così come ai nostri giorni tecnologici. E mi spingo ad includere le vite degli animali pensanti, perché se qualcuno crede che mammiferi, uccelli, rettili e pesci non pensino… allora deve ricominciare a studiarsi il mondo da capo.
Mi vengono in mente l’urne dei forti superbamente cantate dal Foscolo, ma sarebbe forse l’immenso esercito dei dimenticati – e non per questo deboli – che meriterebbe di essere celebrato. Però un tale progetto trova un duro ostacolo: a chi può interessare leggere una storia magari meno interessante di quella che egli stesso ha vissuto? Eh, il fatto è che più piccola è la vita da raccontare e più grande deve essere il maestro che la scrive. Cito solo Eduardo de Filippo con i suoi intensi personaggi tratti dal popolo minuto che ti fanno divertire, commuovere e partecipare con interesse alle loro vicende; arte raffinatissima perché fa leva sulle sfumature della natura umana, non sull’eccezione ma sulla regola, pescando con ironia (amara o sorridente) pregi e difetti che sono in tutti noi.
Le commedie di Eduardo stanno lì a mostrare che è possibile scrivere dei capolavori senza chiamare in causa personaggi che siano estremamente buoni o estremamente cattivi, ma parlando semplicemente di umanità. Certo, se queste considerazioni le avessi fatte tempo addietro, per non peccare di presunzione avrei rinunciato a scrivere quelli dei miei romanzi che hanno protagonisti modesti, privando così le Patrie Lettere di un po’ di ciarpame. Eppure evidentemente non ho imparato la lezione perché sono ancora qui con una storiella che coinvolge persone normali… E siccome non sono un Eduardo, almeno ciò che capiterà loro, normale non sarà affatto.
Come è venuto fuori questo libro? Vale la pena spenderci due parole perché la sua origine è piuttosto curiosa. Un giorno una mia amica, mi manda su WhatsApp la foto del quadro di un artista, purtroppo prematuramente defunto, che era stato suo amico, proponendomela come copertina di un mio libro che stava per andare in stampa. Non la ritenni idonea per quel volume, ma il quadro era talmente potente che decisi di scrivere un nuovo romanzo cominciando, fatto insolito almeno per me, proprio dalla copertina. Poi il momento storico, ossia il culmine della campagna vaccinale contro il Covid 19, bersaglio di accaniti complottisti, mi ha suggerito di incastonarlo in una ironica trama socio-politico-eretico-erotico-sanitaria… e poi, siccome non posso proprio rinunciarci, c’è pure qualche goccia d’amore che intenerisce la fine.
Il caso è sempre in agguato e gli eredi del suddetto pittore non hanno concesso l’autorizzazione ad utilizzare l’opera: perciò il quadro che accompagna tutta la trama resterà per i lettori un quadro immaginario (un vero peccato), in realtà la fantasia di chi legge può ben riempire questo spazio ed il fatto di sapere che il quadro esiste veramente sarà sicuramente d’aiuto… e forse meno misterioso se vi svelo che il pittore aveva liberamente reinterpretato “L’origine del Mondo” di Courbet.