Arcivescovo di Firenze dal 1931 al 1958, il Cardinale Elia Dalla Costa (1872-1961) è stato sempre considerato il promotore della dichiarazione tedesca di “Firenze città aperta”, il custode – non solo spirituale – degli interessi della popolazione durante l’occupazione nazista. Per tali meriti, nel luglio 1945 gli venne conferita la cittadinanza onoraria di Firenze.
In occasione del ventennale della sua morte la diocesi di Firenze avviò il processo di beatificazione, che fu convalidato nel 1993. Nel 2017 è stato dichiarato Venerabile da Papa Francesco.
Inoltre, per il suo impegno nell’opera di salvataggio degli Ebrei presenti in città durante la guerra, nel 2012 il Cardinale Dalla Costa è stato riconosciuto “Giusto fra le Nazioni” dal Museo dell’Olocausto Yad Vashem di Gerusalemme.
Questo dicono le tradizionali fonti ufficiali.
La realtà storica dei fatti di cui si rese responsabile il Cardinale, in occasione della liberazione di Firenze, come emerge chiaramente da queste pagine, è ben diversa: ne scaturisce una figura ieratica, ambigua, fortemente condizionata dell’ambizione, menzognera, cinica e calcolatrice.
In questo libro (che rappresenta l’edizione riveduta, corretta e ampliata del volume “Il Cardinale che tradì Firenze”), frutto di anni di lavoro di ricerca nell’archivio della diocesi di Firenze, viene dimostrato che – a differenza di quanto è stato erroneamente tramandato dalla “vulgata” – il Cardinale Dalla Costa non fu il promotore bensì l’affossatore di Firenze “città indifesa”. Colui il quale evitò ogni soluzione pacifica per il passaggio dei poteri in città.
Il suo sottaciuto (e successivamente travisato) scambio epistolare del luglio 1944 con il feldmaresciallo Kesselring – il quale, all’approssimarsi del fronte, scongiurò il Cardinale di farsi latore e sostenitore presso il maresciallo Alexander della proposta tedesca di riconoscere congiuntamente Firenze “città aperta” – e il conseguente diniego opposto dallo stesso Dalla Costa a quell’unica possibilità di salvezza per la città, rappresentano il punto nodale del suo tradimento perpetrato ai danni di Firenze. Una colpa inestinguibile.
Alla luce di questi fatti inoppugnabili, anche il conferimento della cittadinanza onoraria a Dalla Costa acquisisce un nuovo valore – in quanto venne, di fatto, a suggellare il consociativismo tra il Cardinale anticomunista e il Comune social-comunista (che abbisognavano entrambi di un reciproco sostegno per eludere le rispettive responsabilità in quel periodo in cui si avvertiva sempre più il peggioramento della situazione alimentare in città).
Dallo studio documentato di tali incontrovertibili vicende, pertanto, emerge la figura di un uomo che aspirava più alla gloria terrena che a quella eterna.
Insomma, le “beate menzogne” non potevano essere puntellate che da “venerabili segreti”…
Per i tipi di Edizioni Tassinari nel novembre 2019 ha pubblicato “Quale Liberazione?”.
Abstract
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