Guillaume è un operatore finanziario che si muove con disinvoltura nell’establishment. Il suo presente è il nostro futuro prossimo: un’epoca nella quale, avendo la disponibilità economica, è possibile “cronoregolare” l’età biologica a dispetto di quella anagrafica. Nelle aree sviluppate del mondo si muore d’inedia. Nelle altre si muore e basta. La guida autonoma, la domotica, le criptovalute sono realtà che rivestono di modernizzazione un’era non molto dissimile da quelle passate – un’epoca fatta di dominanti e dominati. La grande differenza è che i dominati sono felici di esserlo poiché non ne hanno l’effettiva consapevolezza. Le vicende narrate si svolgono in un futuro in cui ogni decisione, di qualsiasi tipo, viene votata a suffragio universale. I cittadini si illudono di governare il paese attraverso la Webcrazia: una forma di democrazia diretta che si esercita via web. In realtà, essi non sono altro che burattini manipolati da oscuri Governanti che ricordano i miti delle civiltà antiche. L’informazione mainstream è l’arma suadente del potere. Guillaume, negli anni, ha smesso di tentare di spiegare agli amici che la Webcrazia altro non è che lo strumento di controllo per sottomettere i popoli con nuove fedi, quali il mito dell’immortalità. Col tempo egli si è ritagliato una nicchia di piccole trasgressioni, una capanna di felicità nascosta agli occhi dei più; tuttavia lui stesso viene spiato da alcuni strani personaggi, apparentemente innocui, che hanno imparato a conoscere i suoi lati più nascosti, le sue contraddizioni, i suoi peccati e i suoi piccoli reati. Guillaume (ovvero, etimologicamente, “uomo protetto dalla volontà”) non è un eroe: al massimo potrebbe essere un ribelle – ma solo dentro di sé. Almeno così lui crede, fino a quando comincia a frequentare le Taverne. I Governanti, come gli dei dell’antichità, commettono errori, si sopravvalutano, sono invidiosi, permalosi, aggressivi… ma soprattutto vulnerabili. E proprio questa loro vulnerabilità rappresenta la speranza per cercare di salvare l’umanità.
Autore
Marco Tosini, esteta senza età dalla formazione scientifica prima ancora che letteraria, vive alle pendici del Monte Pirchiriano e opera all’ombra della Mole Antonelliana. Per lavoro legge dati e statistiche al fine di formarsi un’opinione dello statu quo più vicina alla realtà di quanto risulti essere quella fornita dalla narrazione unica del mainstream. L’incontro con il mondo editoriale gli ha permesso di concretizzare questo racconto dalle tinte forti; infatti l’autore, scrivendo per passione, rivela attraverso la forma romanzata riflessioni che, seppur strettamente attinenti all’oggettività dei dati e alla quotidianità, parrebbero altrimenti mere fantascientifiche proiezioni di un futuro esageratamente distopico. Grazie alla passione per la musica e per la lettura non interpretativa dei libri dell’Antico Testamento, in questa sua opera prima si è divertito a seminare, tra le pagine, indizi nascosti mutuati dai testi delle canzoni e dall’ebraico antico, nella speranza che il lettore possa a sua volta divertirsi nello scoprirne qualcuno.