I “Quaderni Henry Dunant” sono una collana di articoli, atti congressuali, testi di piccole o grandi dimensioni, ideata da me ed ispirata dai circa 130 quaderni manoscritti delle memorie del grande Enrico.
Dovrebbero essere un approfondimento ed un potente mezzo di diffusione della storia della Croce Rossa, riproponendo anche testi del passato in italiano o in lingua originale, manoscritti inediti, iconografie storiche, atti di convegni sul tema della storia della Croce Rossa.
Possono tuttavia ben collocarsi all’interno della collana anche soggetti correlati alla storia della Croce Rossa: storia delle grandi calamità, storia militare e della sanità militare, storia della medicina, storia degli ordini ospitalieri e biografie di grandi personaggi.
Prof. Paolo Vanni,
già Referente nazionale alla storia di Croce Rossa,
già Emerito dell’Università di Firenze
Presentazione
Sono veramente lieto che l’amico e collega dell’Università di Firenze, Paolo Vanni, abbia voluto ridare alle stampe questo testo di Gaetano Mazzoni, testo davvero esaustivo di quanto ha fatto Ferdinando Palasciano, per la neutralità dei feriti, per la riforma della sanità militare e quindi anche per la nascita della Croce Rossa.
Due anni fa feci omaggio del testo, che possedevo nella mia biblioteca, a Paolo Vanni, nostro Referente nazionale alla storia della Croce Rossa, che, dopo averlo letto, subito mi telefonò entusiasta e me ne propose la ristampa.
Non posso che ringraziarlo per quella proposta, anche perché insieme abbiamo poi deciso di dedicare la riproduzione di questo “studio storico” alla memoria di un nostro comune amico e collega, il prof. Camillo De Luca, che purtroppo ci ha recentemente lasciato.
Con Camillo De Luca abbiamo scritto diversi testi e fatto numerose conferenze su Ferdinando Palasciano, e in particolare “Ferdinando Palasciano (1815-1891), Il precursore della Croce Rossa. Schena ed. 1992”.
L’idea che ci ha costantemente guidato è quella di presentare al meglio questo personaggio, purtroppo spesso osteggiato sia in Italia che a Ginevra.
La sua “neutralità dei feriti”, che forse aleggiava fin dagli inizi dell’ 800, era, come ha sempre sostenuto Ferdinando Palasciano, mio avo di orgini monopolitane (BA) per parte paterna, opera e vanto dei medici militari e civili che non potevano ulteriormente sopportare che la loro “sacra missione” non fosse ritenuta al di sopra della bestialità umana delle armi.
L’idea della neutralità dei feriti in guerra il Palasciano la palesò per primo a Messina nel 1848. L’intera Europa era percorsa da un sussulto rivoluzionario e, quasi ovunque, i popoli si ribellavano alla tirannia dell’assolutismo.
Anche la Sicilia è terra di tumulti, ribellioni e sommosse. Messina si unisce a Palermo nell’insurrezione contro il dominio dei Borboni ma, nonostante la coraggiosa resistenza ai bombardamenti della flotta borbonica, il 7 settembre capitola ed il Generale borbonico Filangeri si impossessa della città.
Il Filangeri diede ordine ai medici militari militari borbonici di curare soltanto i feriti dell’esercito borbonico e in nessun modo i patrioti feriti in combattimento.
Ferdinando Palasciano, incurante degli ordini ricevuti, si prodigò nell’opera di soccorso di tutti i feriti, senza fare distinzione fra i soldati borbonici e i patrioti siciliani.
Il generale Filangieri, dopo averlo redarguito in pubblica adunanza lo deferì per insubordinazione al tribunale di guerra “perché egli si era fatto spontaneo custode della vita dei dei feriti nemici”.
Il Palasciano si difese affermando “la mia missione di medico è troppo più sacra del mio dovere di soldato” e più tardi “I feriti, a qualsiasi esercito appartengano, sono per me sacri e non possono essere considerati come nemici”.
Palasciano, con l’accusa di insubordinazione, fu condannato alla fucilazione ma dopo un anno di carcere duro trascorso a Reggio Calabria fu graziato da Re Ferdinando I.
Con la fine del regno borbonico e con l’unità d’Italia, Palasciano tornò a riaffermare i suoi principi: in una riunione dell’Accademia Pontaniana di Napoli il 28 gennaio 1861 affermò “… bisognerebbe che le Potenze belligeranti, nella Dichiarazione di Guerra riconoscessero reciprocamente il principio della neutralità dei combattenti feriti o gravemente infermi, e che adottassero rispettivamente quello dell’aumento illimitato del personale sanitario durante tutto il tempo della guerra…”). Questo discorso ebbe una vasta risonanza in tutta Europa e fu una delle basi della Convenzione di Ginevra del 1864 che dette vita alla Croce Rossa.
Ferdinando Palasciano rivendicava questo “privilegio”, come medico, e mal sopportava che un non medico, come Henry Dunant, fosse ricevuto e ascoltato nelle varie corti d’Europa mentre la sua voce, levatasi alta e forte dopo la caduta dei Borboni, non fu presa in considerazione in Italia, per ragioni politiche.
Palasciano era un parlamentare di sinistra, un parla chiaro, insomma un personaggio scomodo e fu ignorato dai governi dell’epoca.
Anche il Comitato Internazionale di Croce Rossa (CICR) lo ignorò: Louis Appia, che ne fece parte fin dall’inizio (Comitato dei Cinque), pur conoscendo l’opera del Palasciano in quanto aveva partecipato ad un concorso per un manuale sui feriti di guerra voluto e finanziato dal Palasciano.
Si conoscevano bene ed erano in corrispondenza (il prof. Vanni ha trovato varie lettere intercorse fra i due).
Palasciano scrisse anche a Gustave Moynier per rivendicare il suo contributo al principio della neutralità dei feriti in guerra, ma i filantropi Ginevrini non lo invitarano a Ginevra dove comunque egli si recò in forma non ufficiale.
Diversi nostri testi di Storia della medicina, il Castiglioni e il Pazzini in particolare, indicano Sir John Pringle (1707-1782), un medico che fu anche presidente della Royal Society (1772-1778), come l’ideatore o quanto meno il precursore della Croce Rossa.
Si può dire che il governo italiano e il Comitato dei cinque di Ginevra trascurarono il contributo del Palasciano piuttosto che riconoscerlo.
Il libro del Mazzoni, documenta con assoluta lucidità tutto questo: siamo nel 1895 a pochi anni dalla sua morte avvenuta il 28 novembre del 1891.
Subito dopo comunque cominciò un movimento pro-Palasciano che ne rivendicava i meriti.
Nel 1898 il presidente del sottocomitato CRI di Napoli, marchese Atenolfi, consegnò alla vedova una medaglia d’oro alla memoria.
Il 14 marzo dello stesso anno si inaugurò nell’atrio del palazzo comunale di Capua una lapide in memoria del Senatore Palasciano.
Nella motivazione c’è scritto: “il quale ideando la neutralità dei feriti in guerra, venne a creare la Croce Rossa.”
A Monopoli, in terra di Bari, una lapide fu posta sul muro esterno del Municipio, lo ricorda così:
“La città di Monopoli, sempre grata e memore, al dottor Ferdinando Palasciano, figlio di monopolitani, nobile figura di chirurgo, fialantropo di chiara fama, fermo assertore della neutralità del ferito in guerra e del personale sanitario, precursore della Croce Rossa, nel CLXVIII anno della nascita. 13-6-1982”
A distanza di tempo e in diversi luoghi, compreso Ginevra, oggi si riconosce, purtroppo tardivamente, che non si può fare una storia della Croce Rossa senza parlare di Ferdinando Palasciano!
Giuseppe Palasciano
Professore ordinario di Medicina interna
Direttore della Clinica Medica I “Augusto Murri”
Università degli Studi di Bari