Il «Romanzo di Calliroe», scritto da Caritone d’Afrodisia probabilmente intorno al 100 d.C., è il più antico romanzo greco che sia giunto per intero fino a noi. Se lo consideriamo all’interno della letteratura greca nel suo complesso, vediamo che in esso si esprime, per usare le parole di Albin Lesky, «un mutato senso della vita»: il mito aveva perduto tutta la sua forza vitale, la politica del tempo era fatta da pochi grandi, e l’esistenza civile dell’individuo era ristretta nei suoi limiti quotidiani. Così la sfera della fantasia e le meraviglie esistevano soltanto al di là di questi limiti: esse venivano ansiosamente cercate in racconti di paesi lontani e nelle storie di amanti che incarnavano la fedeltà e la fortezza; a formare i gusti del pubblico ora contribuiva in modo determinante anche il giudizio delle donne.
Alberto Borgogno, accademico italiano (Università di Siena) e studioso della civiltà greco-romana, scrittore e compositore musicale, collabora alle principali riviste di filologia classica, italiane e straniere; da decenni pubblica saggi sui poeti ellenistici e cura il testo dei papiri restituiti dalle sabbie dell’Egitto. Per quanto riguarda i libri destinati a un pubblico più vasto, ha tradotto e commentato i Romanzi Greci per i Classici UTET, le Argonautiche di Apollonio Rodio per gli Oscar Mondadori, l’Aspis di Menandro per la Cisalpino-Goliardica; con la casa editrice Tassinari ha pubblicato nuove versioni e commenti di opere di Omero, Eschilo, Euripide, Apollonio Rodio, Lucrezio, Virgilio, Seneca, Luciano, Apuleio.