Amanti beati è un racconto ambientato negli anni cinquanta del secolo ventesimo e scritto negli anni ottanta da Alberto Borgogno (nato a Mantova, ma ligure per parte di padre, professore di Letteratura Greca nell’Università di Siena, filologo, scrittore e compositore musicale). Del modo di vivere della gente dell’estremo ponente ligure – lembo di terra al confine con la Francia che fu anche patria di Italo Calvino – una decina d’anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, delle disuguaglianze sociali di quell’epoca e anche di qualche presagio del terrorismo eversivo del periodo successivo ci sono chiare tracce nel romanzo, che, dopo essersi avvalso dello sfondo di un piccolo borgo, mescola poi luoghi e tempi diversi grazie alle voci narranti dei personaggi.
Il libro è organizzato come uno stringente teorema valido per ogni tempo e paese, con cui l’autore, attraverso una fitta rete di argomentazioni e il continuo intersecarsi di prospettive diverse, dimostra che la salvezza non può in alcun modo essere raggiunta da chi cerca di dominare gli altri uomini o di ridurli a puri strumenti, ma solo da chi sa creare per sé e coltivare strenuamente un autentico oggetto d’amore.
Alberto Borgogno (nato a Mantova, ma ligure per parte di padre) è un professore di Letteratura Greca dell’Università di Siena. Ha pubblicato studi di carattere filologico sulle riviste specializzate di tutto il mondo, e per quanto riguarda i libri destinati a un pubblico più vasto ha tradotto e commentato i Romanzi Greci per i Classici UTET, le Argonautiche di Apollonio Rodio per gli Oscar Mondadori, la Medea di Euripide, i Persiani di Eschilo, la Storia vera di Luciano e alcuni libri dell’Odissea per le Edizioni Tassinari.
Numerosi suoi saggi, oltre a gettare un ponte tra la narrativa greco-romana e il romanzo contemporaneo, mostrano il suo particolare interesse per la teoria della letteratura, e sono accomunati dall’idea che ogni narrazione artistica deve essere vista come un insieme di valori, con la conseguente necessità per il critico e per il lettore di scoprire di volta in volta i significati più profondi.
Ha scritto Amanti beati parecchio tempo fa, durante i cosiddetti «anni di piombo» del secolo scorso, e adesso ha ‘ritrovato’ il manoscritto in mezzo alle sue vecchie carte. Alcuni amici, a cui l’ha fatto leggere, gli hanno detto che «certe cose non devono esser tenute sotto il moggio», e allora, avendo deciso di darlo alle stampe, l’ha ripreso in mano per ripulirlo, per rammodernarlo, ed era convinto di poter addirittura riscrivere quel testo; invece ogni nuova parola introdotta gli è sembrata una stonatura, ogni mutamento una violenza: alla fine non è riuscito a cambiare nulla.